Storia del Liceo
Romagnosi, chi era
costui?
Inno della Scuola
Storia del Liceo
Dalla nascita all'inaugurazione della sede di Viale Maria
Luigia
Siamo nel 1859. E' in questo anno che nasce il
ginnasio-liceo grazie alla legge Casati che voleva fondere
l'organismo tradizionale italiano, dato dalle scuole di
grammatica, di retorica e di filosofia, con l'ordinamento
del ginnasio tedesco nel quale era obbligatorio
l'insegnamento del greco e veniva dato più spazio alle
materie scientifiche. Lo scopo di questa riforma era quello
di dare a questo tipo di scuola un indirizzo prevalentemente
formativo, così che dai diplomi rilasciati nel ginnasio
(ammissione al liceo) e dal liceo (maturità classica) "fosse
preclusa" ogni possibilità di utilizzazione immediata"
(Enciclopedia Italiana, voce: Liceo-Ginnasio, 1934).
E fu così che con Decreto del 12 febbraio 1860 il dittatore
dell'Emilia Luigi Carlo Farini istituì anche a Parma un
Regio Liceo, che cominciò a funzionare regolarmente
nell'anno scolastico 1860-61.
La sede che nel 1875 fu assegnata a questa prestigiosa
istituzione fu poi il Convitto Nazionale Maria Luigia creato
nel 1831.
Nel 1865 prese il nome di Regio Liceo Romagnosi, che dal
1900, in seguito all'accorpamento del Ginnasio pareggiato
del Regio Collegio Maria Luigia nel 1869, e di quello
comunale poi, assunse il nome di Regio Liceo-Ginnasio "G. D.
Romagnosi".
La riforma Gentile della scuola secondaria (1923) strutturò
il corso di studi della media classica in due grandi corpi:
il ginnasio di cinque anni e il liceo di tre. Per accedere
al primo anno occorreva svolgere un esame di stato dopo la
5° elementare, che ammetteva ai primi tre anni di ginnasio
nei quali venivano impartite le basi di cultura umanistica e
agli ultimi due nei quali iniziava lo studio del latino e
del greco. Anche per accedere al liceo si doveva svolgere un
ulteriore esame, poi soppresso nel 1969. Nel 1940 il
ginnasio perde il triennio inferiore, che diventa prima,
seconda e terza media: nel nostro istituto queste tre classi
confluiranno in un'altra ala dell'edificio: il Parmigianino.
Sempre con la riforma Gentile avvenne la soppressione del
ginnasio-liceo moderno, istituito nel 1911, che darà poi
vita al liceo scientifico, dove al posto del greco si
insegnavano due lingue e il disegno. In definitiva il
classico risultò l'ordinamento privilegiato, anche dallo
stesso Gentile, per il quale esso doveva continuare a
costituire "il vivaio principale delle classi superiori
della nazione". In età fascista il nostro Istituto cambiò
sede e venne a stabilirsi dove si trova tuttora.
Anche
se esso aveva già preso possesso dell'imponente edificio di
Viale Maria Luigia, che aveva servito prima la Scuola
tecnica, poi la Scuola di avviamento al lavoro, fin
dall'autunno del 1929, il trasferimento vero e proprio
avvenne nel marzo del 1932, dopo circa tre anni di lavori e
con la spesa di oltre due milioni per l'adattamento delle
strutture e l'acquisto di libri. Il trasferimento in una
sede più ampia fu necessario, vista la grande crescita della
popolazione scolastica, che già nel 1910 aveva causato il
prolungamento di un'ala del Collegio M. Luigia per nuove
aule.
Nel 1933 gli alunni iscritti al nostro liceo erano 761, di
cui 223 le ragazze, distribuiti in sole tre sezioni, e la
percentuale di promossi all'esame di maturità dell'anno
precedente fu dell'82,92%, cifra alta se si considera
l'elevato livello di difficoltà dell'esame di allora. La
cerimonia inaugurale, però, ebbe luogo il 18 febbraio del
1934, alla presenza del Sottosegretario al Ministero
dell'Educazione Nazionale, S. E. Arrigo Solmi e del Preside,
Comm. Prof. Bersanetti, oltre le numerose autorità. La festa
di quella luminosa domenica coincise con lo scoprimento
della lapide ai Caduti della Prima Guerra Mondiale,
nell'atrio della scuola, "nel commosso silenzio seguito allo
squillo d'attenti", come riporta l'"Annuario" del 1934, che
così prosegue: "sul volto dei parenti dei Caduti scendono le
lacrime; nel cuore di tutti trema una sublime tristezza:
davanti alla lapide sfilano - agili e promettenti - le belle
schiere a cui è affidato l'avvenire d'Italia". Per chi non
se ne fosse mai accorto, questa è la lapide che sta di
fronte all'entrata, oggi nascosta da una massiccia bacheca
di legno…
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Romagnosi, chi era costui?
Giovanni Domenico Romagnosi, intellettuale della nostra
terra (nacque infatti a Salsomaggiore nel 1761), fu il
maggior continuatore della tradizione illuministica
nell'Italia della restaurazione. Filosofo e giurista, studiò
al collegio Alberoni di Piacenza, città nella quale rivestì
il ruolo di notaio (1787-89).
Trasferitosi a Trento fu prima pretore (1791-93), poi
avvocato (1974-1802).
Subì il carcere nel 1799, durante il ritorno della
dominazione austriaca, e nel 1802 ottenne, di nuovo sotto i
Francesi di Napoleone, la cattedra di diritto pubblico
all'università di Parma.
Nominato consultore del ministro di Giustizia del Regno
d'Italia passò l'anno dopo a Milano a insegnare nelle scuole
politico-legali da lui promosse ed organizzate. Caduto il
Regno Italico, con la restaurazione dell'Austria in
Lombardia, venne allontanato dall'insegnamento pubblico nel
1817 e precluso dallo svolgere quello privato nel 1821,
quando fu coinvolto, essendo collaboratore del Conciliatore,
nei processi carbonari, da cui fu prosciolto per
insufficienza di prove.
Fondatore e venerabile della Loggia Gioseffina continuò,
anche dopo lo scioglimento di quest'ultima, a operare
segretamente per il ritorno di un regno italico
indipendente. Morì a Milano nel 1853, dopo aver vissuto gli
ultimi anni della sua attività forense e letteraria in
povertà ed emarginazione.
La concezione morale e politica di Romagnosi è dominata dal
naturalismo e dal determinismo: la società vive e si
sviluppa secondo le leggi naturali e attraverso fasi
costanti, proprio come l'individuo. E' per questo che le sue
opere di filosofia del diritto (Genesi del diritto penale,
1791; Introduzione allo studio del diritto pubblico
universale, 1805; Assunto primo della scienza del diritto
naturale,1820) si scaglia contro il contrattualismo, poiché
egli pensa che la società non abbia origine convenzionale,
ma naturale.
In filosofia si oppose ai sensisti come Codillac, che
facevano derivare tutti i poteri e le conoscenze umane dalle
sensazioni, accettando, sulla scia di Ch. Bonnet, l'attività
degli stimoli sensibili, ma affermando nel contempo
l'attività causale dello spirito, di un senso razionale. Per
Romagnosi, comunque ben lontano dal credere a un idealismo
trascendentale, la parte più importante della filosofia è
quella "civile", che studia "l'uomo sociale", cioè l'uomo
per quello che è nei fatti e nella storia, cresciuto secondo
gli sviluppi dell'"incivilimento". Tutti i campi della
ragione umana, dalla filosofia all'economia, dalla morale al
diritto, erano chiamati a far nascere, guidandolo e
giustificandolo, lo stato-nazione, incoraggiato anche dalla
contemporanea società borghese, regno del "merito civile" e
della "opinione illuminata".
Altre opere importanti: Che cos'è l'eguaglianza? (1792);
Dell'insegnamento primitivo delle matematiche (1827); Della
suprema economia dell'umano sapere (1828); Vedute eminenti
per amministrare l'economia suprema dell'incivilimento
(1834); Della vita degli stati, Diritto naturale politico
(postume, 1845)
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Inno del
Liceo Romagnosi
Saranno presto disponibili download in mp3 e midi.
IL FUTURO DEL PASSATO
O ROMAGNOSI, O ROMAGNOSI
TU SEI LO SCRIGNO DEL NOSTRO PASSATO
TU SEI LA LUCE DEL NOSTRO FUTURO
TU SEI LA VELA CHE VOLA LONTANO
L’ANTICO, NOVITÀ, I MITI E DOMANI
COME PENSARE E RAGIONARE CANTIAMO
MA ANNOIARVI CERTO NON VOGLIAMO
PARLARE, PARLEREMO, MA VIVERE SAPREMO
O ROMAGNOSI, O ROMAGNOSI
TU SEI…
TOCCA IL CUORE DELLE COSE
IERI, OGGI COME IL SACRO E IL PROFANO
AMA IL SAPERE, CONOSCI TE STESSO
TROVARE POI SAPREMO
IL FUTURO DEL PASSATO
O ROMAGNOSI, O ROMAGNOSI
TU SEI…
CAPIRAI CHE COSA È BELLO
NEL CAMMIN DI NOSTRA VITA
DEI ED EROI
SARANNO VITA.
O ROMAGNOSI, O ROMAGNOSI
TU SEI…